Giappone, terremoto e tsunami: impatti sul turismo

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L’11 Marzo del 2011 il Giappone ha dovuto affrontare la più grave catastrofe naturale mai avvenuta in tempi recenti, lo stesso primo Ministro Giapponese l’ha definita come la più profonda crisi giapponese dopo la seconda guerra mondiale. Difatti il terremoto prima e lo tsunami poi, con il conseguente allarme nucleare dovuto al cedimento strutturale della centrale di Fukushima insieme ai gravi danni dovuti all’evento, hanno colpito duramente il Paese del Sol Levante.
Ma cosa è successo al mercato turistico, e quali conseguenze ha posto in essere questa grave situazione?
A venirci incontro in questa indagine vi è un rapporto del WTTC che ha analizzato i dati disponibili per valutare l‘impatto economico e, in particolare, l’impatto sull’intero mercato turistico che tale evento ha provocato.

Partiamo dalle aspettative del Giappone, per quanto riguarda il settore turismo, per il 2011 nel periodo precedente alla catastrofe.
L’apporto del settore “Viaggi e Turismo” in Giappone nel corso del 2011 era previsto essere di circa ¥10.5 trilioni (equivalenti a circa 120 miliardi di dollari), ovvero un contributo diretto del 2.2% al PIL Giapponese e di fornire quasi 1.5 milioni di posti di lavoro.

Ciò signfica che l’economia giapponese in questo settore, in modo diretto, rappresenta la terza più importante economia a livello globale. Se poi si considerano gli effetti del turismo nell’economia in una visione più ampia, quindi includendo investimenti e la spesa di soggetti impiegati sia in modo diretto che in modo indiretto nel settore turismo,  l’apporto totale al PIL  dall’industria “Viaggi e Turismo” nel corso del 2011 in Giappone sarebbe arrivato a toccare il 6.8%.

-Turismo “Inbound”,”Outbound” e domestico: cosa è successo

Il turismo interno in Giappone pesa molto nell’apporto al PIL, la spesa dei visitatori esteri rappresenta soltanto il 6% del contributo al PIL.
Difatti, pur essendo questo Paese la terza più grande economia nel sttore Viaggi e Turismo, come precedentemente riportato, secondo le previsioni il Giappone si sarebbe classificato solamente al 25° posto nella classifica delle più importanti destinazioni in termini di spesa dei visitatori stranieri.
Và detto che il Giappone è la terza più grande economia anche per quanto concerne i viaggi d’affari (sia domestici che “inbound”).

Risulta quindi chiaro che mantenere e recuperare la fiducia sia dei turisti di piacere che quelli d’affari, è di fondamentale importanza ,al fine di ridurre in tempi brevi gli impatti negativi di questo tragico evento.

Gli impatti però vanno a toccare anche altri Paesi per via di una diminuzione delle partenze della stessa popolazione Giapponese anche verso mete estere ( Outbound). In termini di arrivi cumulativi dei Giapponesi in tutto il mondo , secondo il TDM (Tourism Economics’ Tourism Decision Metrics), la media  è stata di 20-22 milioni in quasi tutti gli anni del 2000. Inoltre un crescita sostanziale si è verificata nel corso degli anni sopratutto verso Paesi interni al continente asiatico. Nonostante alcune fluttuazioni, il Giappone resta comunque il quinto mercato di origine al mondo nel settore Viaggi e Turismo, ed il più grande mercato asiatico. Risulta quindi importante tener conto degli impatti conseguenti ad una contrazione significativa del numero dei viaggi effettuati dai Giapponesi verso altre destinazioni a livello globale.
I viaggi Inbound, ossia viaggi di soggetti stranieri verso il territorio nipponico, sono cresciuti in modo significativo negli ultimi 15 anni, difatti gli arrivi internazionali sono cresciuti dai 3.3 milioni registrati nel 2000 agli 8.6 milioni nel 2010, ossia una crescita annua media del 6.5%. C’è da dire che i viaggi per questioni di piacere sono aumentati in maniera maggiore rispetto a quelli d’affari ancor più rispetto a quanto registrato nel mercato interno dei viaggi. Solo nel 2009 si è verificato un calo degli arrivi internazionali, dovuti sostanzialmente alla crisi globale, tuttavia le perdite registrate in quel periodo sono state “riprese” nel 2010 cin un aumento considerevole della domanda da parte di alcuni Paesi, Corea del Sud in primis.

Impatti nel turismo dopo il terremoto dell’11 Marzo 2011 nel mercato Giapponese

Il WTTC nel rapporto pubblicato, presenta una serie di dati che mettono in evdienza il drastico calo che il Giappone ha sperimentato dopo la famosa data:
.Secondo le stime preliminari dal Japan National Tourism Organization (JNTO), gli arrivi turistici internazionali nel mese di marzo sono diminuiti del 50,3%, con una dminuzione che và dal  -35% al -65% come due estremi considerando gli arrivi dai singoli Paesi
• Secondo L’Agenzia del Turismo Giapponese (JNTO) i viaggi di piacere in entrata nel periodo Marzo-Aprile sono calati di circa il 90% sia in marzo e aprile (utilizzando dati raccolti da agenzie di viaggio.)
• Nella zona del Sendai, maggiormente colpita dallo tsunami, la maggior parte di alberghi sono stati completamente chiusi. La capacità in termini di camere disponibili  è calata del 56%, con una diminuzione della domanda del 72% nel mese di marzo.
• Nonostante che Tokyo non sia stata direttamente colpita dallo tsunami, i Dati STR Global hanno mostrato una situazione stazionaria per quanto riguarda  il cambiamento nel numero delle camere disponibili, mentre in termini di domanda nel mese di marzo è stato registrata una diminuzione del 34% rispetto allo scorso anno.
• Mentre gli arrivi internazionali sono calati del 50%, la Oxford Economics stima che la domanda interna di turismo turismo è scesa di quasi il 20%. Anche  la JTA conferma che i viaggi di piacere nel mercato interno è diminuita in una percentuale tra il 25% e il 40% nei mesi di marzo e aprile.
• Per quanto riguarda i viaggi in uscita, la JNTO stima che le partenze dei residenti giapponesi nel mese di marzo sono diminuiti del 18% rispetto al 2010. Quantificando si tratta di una diminuzione di circa 280.000 viaggi: da 1.56 a 1.28 milioni. Le stime della JNTO indicano quindi un calo del 10-20% dei viaggi di piacere in uscita in MArzo 2011, riportando un ulteriore calo del 25-40% in aprile.
•Anche gli aereoporti hanno segnalato che i volumi di passeggeri sui voli in partenza sono rimasti molto più bassi del normale e alcune destinazioni, come le Hawaii, hanno segnalato un significativo calo di prenotazioni dal Giappone.
• Ci sono timidi segnali di ripresa e i dati successivi ad Aprile sembrano mostrare un certo miglioramento o, almeno, un tasso più lento di declino. Inoltre i primi dati disponibili indicano un volume di viaggi durante la Golden Week (che è un periodo di vacanza per i lavoratori giapponesi che và da fine Aprile agli inizi di Maggio) migliore di quanto inizialmente temuto: treni al completo e alti volumi di traffico stradale.

-Situazioni passate e previsioni future

Come riportato nel rapporto, non è la prima volta che in Giappone accade un evento simile il chè può dare qualche indicazione sui tempi di recupero, come ad esempio il terremoto di Kobe nel 1995 in seguito al quale in Giappone fù registrato un calo del 10% degli arrivi internazionali per un periodo di 12 mesi insieme ad una diminuzione dei viaggi domestici del 7%, anch’essi per un periodo di un anno. Inoltre la domanda turistica tornò ad un livello normale solo a partire dal 1997, ossia a due anni di distanza dalla catastrofe.
Prendendo in considerazione altre catastrofi verificatesi anche in altri Paesi, come l’uragano Katrina, altri uragani in America e nei Caraibi e lo tsunami in Asia nel 2004, una ricerca dell’Oxford Economics dimostra che il periodo medio di completa ripresa del mercato turistico, in assenza di altri fattori negativi susseguenti, si colloca in un arco di tempo compreso tra gli 8 e i 24 mesi.

Ovviamente i tempi dipendono molto dall’entità dei danni presenti e dal sostegno politico nella ricostruzione delle infrastrutture, nella promozione del turismo e, cosa molto importante, dalla percezione che hanno i viaggiatori verso quelle destinazioni colpite dal disastro.
In questo caso però è piuttosto complicato riuscire ad effettuare delle previsioni, visto che non vi sono precedenti di una duplice catastrofe: naturale e nucleare.
Come già riportato, il turismo internazionale in arrivo rappresenta in Giappone solo una piccola percentuale della domanda complessiva di Viaggi e Turismo in Giappone, mentre la domanda turistica “domestica” rappresenta il 94% della domanda. Riuscire a stimolare la domanda interna è il punto chiave della ripresa del mercato turistico giapponese.

Nel rapporto il WTTC ipotizza che il tempo necessario per una ripresa e una stabilizzazione della domanda estera sia di circa  24 mesi, mentre quella interna di circa un anno.

Ciò appare probabile vista la portata degli impatti e le paure tra i potenziali viaggiatori, anche se la risposta politica in corso insieme agli sviluppi nelle operazioni di messa in sicurezza e di chiarimento della situazione nucleare e le associate preoccupazioni contribuiranno a determinare un effettivo recupero.
Su queste basi e il contributo diretto del turismo al PIL quest’anno potrebbe essere del 10,3% inferiore rispetto a quanto stimato prima del terremoto e dello tsunami e con 150.000 posti di lavoro diretti in meno.

In caso di mancati interventi ed in presenza di ulteriori problematiche legate sopratutto alla questione nucleare, il WTTC ipotizza dei tempi di recupero molto più lenti, in particolare di quattro anni nel caso dei visitatori internazionali e due per la domanda interna con un apporto al PIL di quasi un quinto di quello aspettato prima di Marzo. Questo caso, forse, è meno probabile ed estremo ma rende l’idea di quanto sia importante intervenire nel migliore dei modi al fine di minimizzare per quanto possibili gli effetti negativi.

Se, al contrario, la domada  turistica sia internazionale che interna aumenterà, grazie a politiche chiare e rassicuranti e alla comprensione che non vi è motivo per non viaggiare in Giappone, l’impatto economico sarà notevolmente ridimensionato.

In sintesi, in Giappone la riduzione dell’apporto al PIL del settore viaggi e turismo in seguito agli eventi dell’11 Marzo dovrebbe essere compreso tra i 0.9 e 1.9 trilioni di Yen in meno rispetto alle aspettative poste in essere nel periodo antecedente alla catastrofe. Inoltre, nel caso in cui non vi siano ulteriori complicazioni nella questione nucleare  e che vi siano messaggi chiari e rassicuranti insieme ad un sostegno concreto al settore, è ragionevole pensare che si possa tornare a livelli normali a partire dal 2012, con una rispresa della domanda turistica. Nel caso in cui, invece, dovessero verificarsi ulteriori problemi , in particolare legati alla questione nucleare, e non vi sia un forte sostegno politico al settore Turismo, il contributo del settore al PIL non tronerà a livelli di base prima del 2014.

Tutto dipende quindi da come verrà gestito il problema, probabilmente, in caso di situazione sotto controllo, sarà importante far passare il messaggio che il Giappone è un Paese sicuro e che non vi sono ragioni per non viaggiare.

I dati dei prossimi mesi aiuteranno a capire sicuramente meglio la situazione verso la quale si sta dirigendo questo Paese.

Il rapporto originale è visionabile sul sito del WTTC, in particolare in questa pagina completo di grafici e ulteriori informazioni (lingua inglese).

 

—–Trovi alcuni aggiornamenti circa il recupero dei flussi turistici in Giappone nel periodo post-catastrofe cliccando qui ———

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One Response

  1. […] In Asia e Pacifico il risultato è stato di un +6% negli arrivi, ossia un incremento di 11 milioni rispetto al 2010 pari ad un totale di 216 milioni di turisti internazionali. In particolare l’Asia meridionale e il Sud-Est asiatico hano beneficiato di una forte domanda  intraregionale (entrambe le zone hanno registrato un +9%), mentre il Nord Asia e l’Oceania hanno registrato aumenti più modesti (rispettivamente 4% e o,3%) in parte a causa di una cospicua diminuzione di flussi turistici proveienti dal Giappone. […]

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